Ceppaloni dopo l’8 settembre 1943
L’esame della scheda relativa al Censimento Straordinario per la Ricostruzione Nazionale del 1944, impone di esaminare la situazione del Comune di Ceppaloni subito dopo il passaggio delle truppe tedesche che, nella loro ritirata, si fermarono circa 7 giorni a Ceppaloni dal 28 settembre al 3 ottobre del 1943.
Appena liberato il Sannio, il Prefetto provvide a mandare nei vari paesi un proprio rappresentante per lo svolgimento dell’ordinaria amministrazione. A Ceppaloni fu inviato il funzionario Domenico Rosa che, subito, tramite una missiva inviata il 10 ottobre al Prefetto, faceva presente che nel Comune c’era il rischio reale che la popolazione, che chiedeva il pane con una insistenza impressionante ed un clamore impressionante da fare pietà, potesse dare luogo ad atti di violenza, in quanto non vi era più niente da mangiare.
I produttori avevano esaurito tutte le scorte, quando
sarebbero stati necessari almeno 300 quintali di grano al
mese, e, soprattutto, erano venuti meno anche i generi di minestra ch’erano di
grande sollievo per le famiglie. In effetti, ogni cittadino aveva a
disposizione solo 50 grammi di pane al giorno e, spesso, nemmeno quelli perché
mancava il grano da macinare in quanto il raccolto … per le avverse
condizioni atmosferiche e per l’infezione fungina[1], era stato molto scarso, per cui … il
prodotto era stato inferiore per metà a quello dell’anno precedente.
Infine, a causa della grave siccità, scarseggiavano anche i
legumi e le patate … ho visto, Eccellenza, persone cadere per la fame e
donne incinte piangere e svenire perché digiuna. La situazione era
diventata insostenibile e alla gente era inutile dare chiarimenti, speranze,
fornire motivazioni … perché non si ragiona più … la
calma potrà tornare soltanto se a questo popolo affamato verrà dato
l’indispensabile alimento giornaliero.
Era chiaro che la forte tensione creatasi potesse sfociare,
checché ne affermasse il dott. Giovanni Parente[2] che aveva sostituito Domenico Rosa,
in disordini di piazza o, addirittura in violenza, come, infatti, avvenne. Il 7
febbraio del 1944. Un dispaccio dei carabinieri di Ceppaloni, inviato al
Ministero degli Interni, alla Reale Prefettura, al comando della Legione dei
CC.RR. di Napoli, al Comando della terza divisione e della 5^ Brigata di
Napoli, comunicava che alle ore 10,30 del 7 febbraio circa 400 persone, tra
uomini e donne, si erano riunite nei pressi della casa comunale invocando un
aumento della razione di pane a grammi 200 e la distribuzione dell’olio.
Il sub – Commissario Angelo Iasiello[3] cercò di calmare l’ira dei
dimostranti che, però, intimarono a lui e agli impiegati comunali di
abbandonare gli uffici e consegnare le chiavi del portone d’ingresso. I
cittadini erano, a dir poco, inviperiti contro gli Amministratori e fu solo
grazie alla mediazione del maresciallo dei Carabinieri che la folla si
allontanò consegnandogli la chiave d’entrata dei locali comunali. Ma, dopo
poco, tornata indietro, perché ancora troppo eccitata, costrinse gli impiegati
ad uscire dalla casa comunale e inchiodò delle assi di legno sul portone
d’ingresso.
Certamente furono giorni difficili per il rappresentante del
Prefetto e per le forze dell’ordine che videro venir meno le intemperanze dei
dimostranti solo quando il 17 febbraio arrivò la comunicazione ufficiale della
prefettura che la razione del pane giornaliera era stata aumentata, per tutti i
Comuni del Sannio, a 200 grammi. Mentre non era stato possibile procedere alla
distribuzione dell’olio perché mancava del tutto, ma fu data assicurazione che
sarebbe stato distribuito appena possibile.
L’anno successivo, la condizione dei cittadini rimase
identica come risulta dalla scheda relativa al Censimento Straordinario
per la Ricostruzione Nazionale che riguardava specificatamente il
consumo di generi alimentari nella settimana dal 18 ottobre al 24 ottobre. Il
questionario era in forma anonima e la scheda era contrassegnata soltanto da un
numero progressivo; quella visionata era il n. 26.
La suddetta famiglia, tutta impegnata nel lavoro dei campi,
risultava composta da 4 persone, capofamiglia, 67 anni, figlio, 28 anni, nuora,
27 anni, figlio di 22 anni e, nella settimana presa in esame, riportava sulla
scheda i generi alimentari di produzione propria e quelli acquistati:
Produzione familiare: 500 grammi di marmellata, 14 litri di
vino, 4 uova e 100 grammi di formaggio duro.
Completamente assenti dalla scheda:
la carne bovina, suina, quella di coniglio e di pollo, le
frattaglie, il pesce fresco e conservato, i prodotti in scatola e i salumi
freschi e stagionati.
La Carta Annonaria, per la cui compilazione il Comune fu
costretto ad assumere, temporaneamente, altri impiegati, era una tessera
rilasciata dal Comune, personale e non cedibile, con la quale era possibile
recarsi nei negozi del paese per prenotare i generi alimentari di cui le
famiglie avevano bisogno che, spesso, riguardavano pochi prodotti e non sempre
sufficienti per tutti i richiedenti; allora, chi poteva, pochi, faceva ricorso
al mercato nero dove si trovava di tutto ma a prezzi impossibili per la maggioranza
dei cittadini.
Nella settimana presa in esame, la famiglia riporta di aver
comperato con la tessera soltanto il pane, 14 kg., di
cui solo kg.5.600 con la carta annonaria e kg.8.600 al
mercato libero o clandestino, la pasta, 6 chili di
cui 2 chili con la tessera e 4 chili al mercato libero o
clandestino e un litro e 418 di olio di oliva: 0.168 con
la tessera e un litro e 250 al mercato libero o
clandestino. Infine, con la tessera ancora acquistò solo 0,016
grammi di zucchero che però era facilmente reperibile alla borsa
nera dove ne comprò circa 500 grammi.
Chiaramente l’intenzione degli Amministratori era di
distribuire in maniera razionale il necessario per la popolazione, ma il
meccanismo sfuggì dalle mani per cui tutto degenerò a causa dei profittatori e
degli ammassatori, cittadini del Comune, che commisero ogni genere di
illegalità , Conseguentemente i prodotti iniziarono a scarseggiare e la
borsa nera diventò il luogo dove reperire il necessario per vivere che
non tutti potevano comprare perché i prezzi risultavano anche decuplicati.
Il Comune di Ceppaloni soffrì a tal punto la tirannia
del mercato nero che fu costretto a costituire una squadra
civica … da scegliersi fra persone colla più alta integrità ed onesta e
fra rappresentanti del lavoro, industria, agricoltura e professioni.
Fecero parte della squadra:
- 1)Simone
fu Bartolomeo in rappresentanza del mondo delle
professioni
- 2)Angelo
fu
Nicola
in rappresentanza del mondo del lavoro
- 3)Alberto
fu
Pellegrino
“
“
“ “”
- 4)Filippo
di
Domenico
“”
“”
- 5)Alfredo
di
Enrico
in rappresentanza del mondo industriale
- 6)Fantasia
di
Fedele
in rappresentanza degli agricoltori
- 7)Angelo
fu
Leopoldo
“”
“”
- 8)Mazzeo fu Francesco “” “”
Tempi duri che continuarono anche dopo il periodo post
bellico tanto da indurre i cittadini del Comune di ad emigrare nei paesi del
Nord Europa, in America, in Venezuela, in Australia.
Il Comune, per effetto dell’emigrazione, tra gli inizi degli anni Cinquanta e l’inizio dei Settanta, subì un forte decremento per cui il numero delle famiglie passò da 1275 a 989 e i residenti da 5563 a 3357.
Beniamino Iasiello
[2] Giovanni Parente sostituì il delegato prefettizio, Domenico Rosa, il 9 novembre del 1943. Entrò in contrasto con i cittadini del paese in quanto scrisse al Prefetto denunciando una decina di donne che a suo dire ogni giorno protestavano, con schiamazzi e minacce, davanti al Comune impedendogli di lavorare serenamente. L’opera sediziosa di poche donnicciole era fomentata, secondo il Parente, da otto o nove persone ben conosciute dai CC del luogo: tra esse vi sono dei fascisti passati al comunismo, qualche commerciante e alcuni esautorati profittatori che hanno perduto la possibilità di continuare a compiere abusi e reati nei pubblici servizi.
[3] Giovanni Parente, che risiedeva in Beltiglio, aveva creato due sub commissari: Angelo Iasiello per Ceppaloni e il cav. Vincenzo Russo fu Carmine per S. Giovanni.
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