il Sogno di Maria di De Andrè
Eravamo agli inizi degli anni Sessanta, quando per la prima volta ascoltai le canzoni di Fabrizio De André. Ne è passato di tempo! Ma l'entusiasmo, la passione per le sue canzoni - poesie non è mai venuto meno; la morte, prematura, ci privò di uno dei "cantautori" che in tutta la sua produzione artistica, sempre in direzione ostinata e contraria, ha dato voce a chi non ne aveva per farsi ascoltare: gli umili, i diseredati, i dannati della terra come li chiamava Frantz Fanton. Il cammino non si è interrotto nel 1999, con la sua morte, perché, oggi più di ieri, i suoi versi sono in grado di suscitare emozioni e riflessioni profonde che fanno cogliere la grande sensibilità e la profonda umanità di cui sono permeati i suoi versi Era un cantautore di nicchia che si trascinava tra i carrugi della antica Genova dove i l sole del buon Dio non dà i suoi raggi - ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi. Il passaparola era la sua forza, fino a che Mi...