La scuola sotto assedio

Ogni giorno i mass media riportano episodi di bullismo scolastico, di alunni che si suicidano, di professori che vengono malamente menati da genitori e alunni e che vengono accusati di non aver carisma, di essere impreparati professionalmente a svolgere il ruolo di insegnante e ... chi più ne ha, più ne metta!

Dagli all'untore! 

E, a furia di insistere, davvero l'opinione pubblica viene convinta che tutti i mali della scuola derivano da una classe docente incapace di istruire e educare gli alunni, di aiutarli a crescere e seguirli nel loro  percorso di maturazione.

 Chiaramente, è vero che i docenti devono possedere una preparazione specifica per poter insegnare e se accompagnata da una forte  capacità di entusiasmo, di comunicatività, di una forte dose di empatia ... ben vengano.

Doti, queste, che mancano, però, anche ad altre figure professionali molto delicate come quella dei professori universitari, dei medici, delle infermiere, dei politici,  quante le braccia sottratte all'agricoltura! e di tante altre. 

Ma la verità è che da sempre, e in ogni società, esistono i bravi e i meno bravi, competenti e meno competenti, simpatici e antipatici, non tutti  sono in grado di mettersi nei panni degli altri e quindi appartene alla categoria  degli empatici.

E' questa, davvero, la spiegazione per comprendere le grandi e gravi difficoltà in cui si dibatte la scuola pubblica? Pare troppo semplicistico! Guardare al dito e non alla luna!

La verità è più complessa e riguarda un modello di sviluppo sociale, economico e politico che ha ritenuto sempre la scuola la Cenerentola della società con la differenza che Cenerentola, alla fine, diventa principessa; mentre la scuola pubblica affoga sempre più in un mare di parole vuote e  in una società diventata sempre più violenta che proietta nel mondo della scuola le sue forti contraddizioni.  

 La scuola è in grande affanno perché chi governa il Paese ha deciso, da sempre, di non investire le risorse necessarie per  creare le premesse per costruire qualcosa di duraturo e di vero: stipendi bassi,   balletto delle cattedre, un esercito di precari, docenti sul sostegno insufficienti e avolte non adeguati, 

ma si chiede che essa educhi al sentimento, all'istruzione stradale, alla gentilezza, alla bellezza, all'affettività, per non parlare di come insegnare l'educazione civica o come militarizzare la scuola, a partire dalle elementari. Che strano! Quando la politica non sa dare risposte concrete e convincenti, scarica sulla scuola una serie di incombenze a cui non potrà dare risposte adeguate!  

Parole, parole, scimiottando Mina, ma la chiacchera dura l'espace sia  d'un matin, fino al nuovo caso di bullismo, di suicidio,  di violenza sia degli alunni che dei genitori, difensori strenui delle ragioni dei figli, che organizzano contro i docenti vere e proprie strafe expedition (il caso del professore di Scanzano, frazione di Castellamare di Stabia, dove trenta genitori, dico TRENTA, hanno aggredito un docente di sostegno, o il docente aggredito ad Abbiategrasso da uno studente che gli ha procurato una frattura nasale).

  Parler pour parler! Ma sostanzialmente, la scuola e i docenti sono prigionieri dei genitori e degli alunni che col fare arrogante e violento hanno minato alla base uno dei capisaldi che sta a fondamento dell'insegnamento: la libertà. Sì! Perché non si può insegnare, nè valutare liberamente con una spada di Damocle sul collo, perché ognuno o i tanti possono entrare impunemente in una scuola per inveire o prendere a calci e pugni gli insegnanti.

 P.S.

 Ma se oggi basta giocare bene a tennis, al pallone, essere un campione sportivo per guadagnare milioni e milioni di euro in pochissimo tempo,mi chiedo: perché i genitori dovrebbero investire in istruzione per i loro figli?

Si vive bene, anzi da Paperon de Paperoni, anche senza conoscere Omero, Leopardi o Hegel.

Allora meglio spendere tempo e danaro nei corsi per diventare campioni che diventare professori o impiegati!  

E questo, con le dovute proporzioni, mi ricorda come le famiglie, nel XIX e in parte del XX secolo, non iscrivevano i figli a scuola perché non portava niun utile,come dicevano gli Amministratori, salvo mandare, però, i loro figli nei collegi di Benevento e Napoli.

Ecco, a me sembra che la società proceda come il gambero: un passo avanti, con molte difficoltà, e ...200 indietro!

 Forse una volta era tutto più semplice perché si sapeva che a scuola si andava per studiare!            

Quando lo si capirà sarà troppo tardi.

                                                           Beniamino Iasiello











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