3 gennaio 1925 - 3 gennaio 2025
Il 3 gennaio del 1925, Mussolini, all'apertura delle Camere, con un discorso con cui si assumeva la responsabilità di tutto ciò che era successo, diede l'avvio ad uno dei periodi più neri dell'Italia.
Ma cosa era successo?
Il 10 giugno del 1924 era stato rapito e ucciso l'onorevole Giacomo Matteotti che aveva denunciato il clima di violenza instaurato dal fascismo e i brogli elettorali messi in atto nelle elezioni del 6 aprile 1924.
Il corpo del parlamentare socialista fu ritrovato alcuni mesi dopo, 16 agosto, nel bosco della Quartarella, a pochi km da Roma.
Vi furono degli scioperi a Genova, Bari, Roma, Napoli e il 18 giugno le opposizioni chiesero le dimissioni del capo del Governo a cui il Senato, alcuni giorni dopo, riconfermò la fiducia con 252 voti favorevoli su 255.
Subito dopo, le opposizioni, riunitesi in una sala di Montecitorio, decisero di abbandonare i lavori parlamentari fino a che il Governo non avesse chiarito la propria posizione in relazione alla morte dell'onorevole Matteotti.
E' la Secessione dell'Aventino! Mussolini è in grande difficoltà, ma l'opposizione, incredibile a dirsi, invece di spingere nell'angolo il capo del Governo e con lui l'intero fascismo, abbandona le aule parlamentari che avrebbe dovuto massimamente presidiare, non capendo, così, che si erano create, anche nel Paese, le condizioni per la caduta del fascismo in cui, fino al 3 gennaio del 1925, erano in tanti a crederci.
Ma Mussolini, da quell'animale politico che era, nel discorso di apertura delle camere, sfida le opposizioni a incriminarlo davanti all'Alta corte di giustizia ai sensi dell'art. 47 dello Statuto, ma dai rivali politici non si alzò, non dico una voce, ma nemmeno un flebile lamento;
incredibile il silenzio di Filippo Turati, uno dei capi più rappresentativi del socialismo e tra i fondatori nel 1892 del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani!
In quel contesto, sarebbe bastata la voce di uno soltanto per far saltare l'intero sistema, ma nessuno ebbe il coraggio necessario che il grande momento storico richiedeva.
Mussolini ebbe buon gioco, in un silenzio assordante e incomprensibile dell'opposizione, nel dichiarare:
ebbene, signori, io dichiaro al cospetto di questa assemblea e di tutto il popolo italiano che io assumo, io solo la responsabilità politica, morale, storica di quanto è avvenuto.
Se bastano le frasi più o meno stroppiate per impiccare un uomo, fuori il palo e la corda.
Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della maggiore gioventù italiana, a me la colpa. Se il fascismo è un'associazione a delinquere io sono il capo di questa associazione a delinquere.
Il dado era tratto! La democrazia era stata seppellita sotto gli sguardi spenti di una classe politica che pur capendo di come la storia d'Italia stava subendo una forte involuzione, non ebbe la forza di opporvisi.
Complice il potere economico e la figura del re Vittorio Emanuele III, che avrebbe potuto, con venti anni di anticipo, sbarazzarsi dell'ingombrante figura di Benito Mussolini, evitando alla nazione un triste e tristo ventennio che ebbe il suo triste epilogo in una guerra che costò all'Italia lacrime e sangue.
Beniamino Iaisiello
Commenti
Posta un commento