Sulla guerra


 

La guerra è la guerra! Bella scoperta, direte! Ma lo dico per me, per convincermi che oggi stiamo assistendo semplicemente a quello che succede in una guerra: si uccide, si muore dilaniati dalla mitraglia, dalle schegge di bombe intelligenti, nei modi più cruenti e barbari.

La guerra non è un’eccezione brutale, è brutalità nella sua forma più normale; non ci si può sorprendere della violenza perché essa è la regola del gioco, non la deviazione. E come sempre, dove si combatte, si muore! mentre dove non c’è guerra si parla, si interpreta, si giudica, si litiga per affermare la verità dell’uno o dell’altro, ma nessuno sa come fermare la guerra perché chi, davvero può, mostra poco interesse per le povere storie della maggioranza schiacciante di  persone che tendono a vivere o sopravvivere.

Come fermare il guerrafondaio Nethaniau o la volontà di potenza di Putin!  Hegelianamente, essi credono di fare la storia, e se bambini e vecchi vengono uccisi, se le donne vengono stuprate (è il premio che tocca ai soldati che occupano territori del nemico), se milioni di soldati muoiono, interessa poco perché si sentono investiti dallo Zeitgeist , per cui la Weltanshaung di cui sono portatori alla fine

  Chi ha visto film come Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, o letto il libro di Erich Maria Remarque da cui è stato tratto, oppure Orizzonti di Gloria, regia di Stanley Kubrik, sa che la guerra è il teatro dove si scatenano i peggiori istinti umani, dove la pietà l’è morta, per cui  essa non disumanizza l’uomo, ma mostra quanto disumano sappia già essere, in quanto specchio crudele, ma limpido di ciò è capace di fare.

Perché guerra non è solo morte. E’ ingiustizia, abuso, cecità morale; essa ci priva della capacità di amare, di vivere.  Ci ruba l’anima, scriveva Erich Maria Remarque. Certamente! E se non ce l’ha rubata, ci ha mostrato tutta la sua fragilità, o la sua assenza.

Perché la guerra, in fondo, fa questo, toglie tutto ciò che ci protegge dalla verità dell’essere umano. Togli la cultura, togli la paura della punizione, togli le regole e resta un essere capace di ferire, di stuprare, di uccidere senza colpa.

Cinismo?  Chissà, forse solo realismo che vuole ricordare che ogni guerra, anche quella che non combattiamo direttamente, ci riguarda. Perché ci dice qualcosa sull’uomo. Su di noi. E se non ne siamo scandalizzati, forse è perché ci riconosciamo in quell’orrore più di quanto vorremmo ammettere.  Sarebbe necessario fondare un nuovo umanesimo ... e se fossimo già in pieno transumanesimo o post umanesimo?  

E se invece di rubarcela, l' anima, l’avessero sostituita con un algoritmo che opera al di là di quelli che sono  i valori  che ci hanno sempre guidati. 

A nostra insaputa? Beh, certamente chi può, non ha bisogno del nostro consenso!

Mannaggia al caldo  canicolare di questi giorni  che gioca brutti scherzi!

                                           Beniamino Iasiello

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