L'orrore di Mrcinelle,


Era l'8 agosto del 1956 quando  a Marcinelle, una località del Comune di Charleroi, Belgio,  morirono 252 minatori, di cui 136  italiani, 95 belgi e 31 di altre nazionalità. Una grande tragedia del lavoro causata dalla povertà e dalla mancanza di opportunità lavorative che l'Italia offriva. Italiani, e non solo, per lavorare nelle miniere dove i belgi non scendevano perché lavori in sommo grado pericolosi.

Erano tempi difficili e in tanti già erano emigrati negli anni passati nei paesi europei, in America, in Australia, soprattutto dal Sud dell'Italia; con il Belgio, l'Italia faveva firmato un protocollo nel 1946 con il quale si impegnava a inviare  forza lavoro italiana, 50.000 lavoratori, in cambio di carbone. 

Partivano con l'idea di integrare i magri raccolti delle loro campagne col lavoro per poi riotornare e cercare di comperare qualche pezzo di terra o iniziare a costruire una piccola casa.

I sogni di tanti contadini,  fortemente discriminati dai locali, furono sepolti in  una miniera di carbone della Vallonia che distrusse tante vite umane e seppellì la speranza   di tante famiglie che videro il futuro scomparire in un attimo da un corto circuito che fece incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo.

Tra il 1946 e il 1956 oltre 140.000 italiani arrivarono a Marcinelle per lavorare nelle miniere di carbon della Vallonia.

Il protocollo firmato tra l'Italia e il Belgio rappresentò un vero e proprio baratto: 2.000 uomini a settimana dall'Italia con l'impegno da parte del Belgio di fornire  200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore!!

Ecco: l'Italia post bellica è stata anche questa: forte emigrazione miseria, disperazione, morte. 

L'8 agosto è: La giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, 

ma la nostra memoria semba avere steso un velo pietoso perché non vuole ricordare un tempo quando, con la valigia di cartone, si partiva per paesi lontani alla rierca di un futuro per sè e per la famiglia.

Altri tempi? Mica tanto se oggi centinaia di migliaia di giovani sono costretti nuovamente ad emigrare per trovare lavoro. E' vero, però, che è una emigrazione nuova, nel senso che chi, oggi, parte, ha quasi sempre, un titolo di studio, una laurea da far valere. Ma in contesti e forme diverse è sempre una migrazione di forze giovani che cercano  il proprio futuro in paesi diversi.

La memoria di ciò che siamo stati ci fa paura perché forse, inconsciamente, abbiamo paura che ciò che è stato possa ritornare, ma non bisogna dimenticare, come diceva Papa Francesco, che la memoria è la garanzia del futuro, non la custodia del passato perché porta ad avviare processi e non occupare spazi.



                             Beniamino Iasiello

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