Scusate il disturbo
Sono state le ultime parole dette da Maritna Oppelli. Una donna di 50 anni a fetta da venti anni da sclerosi multipla secondaria progressiva che ha visto negarsi per la terza volta dall'Asugi, l' Azienda sanitaria triestina, il diritto di poter accedere al suicidio assitito in Italia. Accomagnata da due volontari del Soccorso Civile, Martina, allo stremo delle forze,si è recata in Svizzera per porre fine ad una esistenza fatta solo di dolore e sofferenza.
Eppure c' è una sentenza della Consulta del 2019 che permette di rispondere affermativamente ala richiesta di un malato quando ricorrono alcune condizioni: una malattia oirreversibile, una patologia che comprta gravi sofferenze, la dipendenza dai sostegni viotali, la capacità di autodeterminarsi. Nonostante ciò, le ASL tergiversano interpretano e, d i fatto, vietano di poter ricorrere al suicidio assistito.
A me pare che godano quando possono VIETARE, entrando così superficalmente e prepotentemente nelle vite degli altri. Dall'altra abbiamo avuto dei Governi che, dopo cinque anni dalla sentenza della Consulta, ancora non si decide a legiferare in proposito.
Anzi, Qualche mese fa, dopo leprime discussini nella Commissione parlamentare, il governo ha deciso di rinviare tutto a Settembre per ricominciare a discutere e litigare. Dimentichi che i tempi del malato non sono quelli della politique - politicienne.
Ma compito di chi amministra non è quello di rimuovere gli ostacoli per semplificare la vita dei suoi cittadini, chiaramente,in un quadro normativo certo?
Non sin possono risolvere questioni importanti vietano o allungango i tempi, soprattutto quando si tratta di definire diritti fondamentali del cittadino.
Beniamino Iasiello
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