20 settembre 1943




 Si celebra oggi la “Giornata degli Internati militari Italiani” nei campi di concentramento Tedeschi. E’ stata istituita il 31 gennaio di quest’anno e approvata dal Senato all’unanimità. Conosciuta come IMI, è una pagina della nostra storia, poco nota, della seconda guerra mondiale.

ll 20 settembre perché in quel giorno del 1943 Hitler modificò unilateralmente lo status dei militari italiani da prigionieri di guerra a internati militari. Chiaramente, ciò non fu un semplice gioco di parole perché nascondeva un’atroce verità: privare i prigionieri italiani dell’assistenza della Croce Rossa Internazionale, così come previsto dalla convenzione di Ginevra del 1929.

Fu un atto di vendetta di Hitler e del regime nazista per la scelta fatta dagli italiani, dopo l’armistizio del 1943, di non combattere per i tedeschi né di entrare a far parte della Repubblica Sociale di Salò. Furono rinchiusi a Unterluss, in Germania; resistettero per due anni in condizioni durissime: circa 650.000 mila tra soldati e ufficiali. Furono catturati fuori dal territorio nazionale; Balcani, Grecia e rifiutarono di continuare la guerra insieme con la Germania, e, perciò, sottoposti a condizioni durissime nei Lager: fame freddo, malattie, lavori forzati nell’industria pesante, in campagna e molti, circa 50.000, morirono durante la prigionia.

Gli interventi di Mussolini per gli Imi ebbero scarso successo perché privo di potere reale rispetto a Hitler e perché la sofferenza degli IMI era funzionale a convincerli ad aderire al nuovo regime fascista e alla Germania: Se volete tornare liberi, arruolatevi con noi! Questa era la condizione che veniva posta dalla Repubblica Sociale Italiana.

Una pagina, di cui nessuno parlò, come già era successo con Auschwitz, perché, come aveva detto Primo Levi, i nazisti lo avevano previsto. Se mai ci sarà un reduce, qualunque cosa racconterà, nessuno vorrà credergli. Perciò, affermava, se comprendere è impossibile, conoscere e ricordare è il compito di ognuno di noi.

Anche il Presidente della Repubblica ha voluto ricordare coloro che in nome dell’Italia e contro il fascismo, diventato vassallo del nazismo, rese evidente la distanza dai valori più profondi del popolo italiano: libertà, indipendenza e pace che sono patrimonio comune di ogni popolo.

                    

                                                                                                                                                                  Beniamino Iasiello


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