Il borgo! Un fantasma che ciclicamente viene rievocato per illudersi che davvero sia possibile salvarlo dal degrado in cui è precipitato. In Campania ne sono stati censiti oltre 140 con una popolazione complessiva di circa 340. 000 abitanti.
Ma la maggior parte è costituita da persone anziane,
in quanto i giovani, gioco forza, vanno via per trovare lavoro. Sono presenti
ancora quei pochi che, essendo stati fortunati, hanno trovato lavoro nel paese
o nelle città capoluogo e, soprattutto, pensionati. I borghi sono rimasti,
prigionieri della paura del cambiamento e dell’inerzia delle Amministrazioni
comunali fino a diventare luoghi silenziosi, svuotati della vita che un tempo
li animava
Eppure, questi non luoghi, immersi nel verde della
natura, dove le distanze si misurano a passo d’uomo e tutto acquista il sapore
della magia, avrebbero grandi potenzialità di sviluppo se solo la politica
fosse (stata) più attenta nel cogliere le occasioni di sviluppo che, pure non
sono mancate.
Avrebbero potuto rappresentare l’approdo naturale per chi voleva
scappare dal gigantismo delle metropoli, ma anche delle periferie che sono,
oramai, diventate invivibili, sia perché demograficamente dilatate, sia perché
presentano le stesse difficoltà e pericoli delle grandi città.
Negli anni passati si stava rafforzando la spinta ad
abbandonare le zone più densamente popolate; per i tanti Borghi, intrappolati
in una dinamica di marginalizzazione, era vitale, anche a seguito della paura
cosmica innescata dal Covid, cercare di inserirsi in un circuito virtuoso che
portava al rilancio delle zone interne.
Ma la maggior parte dei Comuni si sono trovati impreparati a
gestire questa “rivoluzione” che comportava un cambio di paradigma: una sfida per
la quale era necessario mettere in campo intelligenza, inventiva e una politica
coraggiosa, capace di rompere gli steccati ideologici così da liberare le
energie migliori presenti nelle comunità per la realizzazione di un progetto “smart”,
politico e culturale, capace di rianimare l’intero territorio.
Era necessario che gli
Amministratori si svegliassero dal “sonno dogmatico” in cui si sono crogiolati,
per tanti anni, in attesa che altri risolvessero “le difficoltà” perché
incapaci di elaborare una visione complessiva del territorio. Spesso è mancata
una strategia capace di valorizzare le risorse locali: dal patrimonio artistico
culturale alle potenzialità turistiche e ambientali.
Il problema principe
resta quello di “ripopolare” questi piccoli centri, perché un paese dove il
saldo tra i vivi e i morti si chiude sempre in negativo per i nati, (nel 2023 sono
nati in 13 e sono morti in 36 - nel 2024 sono nati in 19 e morti in 25 - nel 2008 con 34 morti e 28 nati e il 2020 con
34 morti e 23 nati ; sono i dati che ho a disposizione per il mio paese),diventa necessario
invertire il trend per cercare di arrestare un processo che somiglia a quello di
un iceberg che, staccatosi dal ghiacciaio, resta in balia dei venti e delle
correnti marine che, all’inizio conserva ancora la sua forma, la sua bellezza,
ma lentamente si scioglie, si frantuma e diventa impossibile ricomporlo.
Questa è la fotografia del mio paese[1],
che è quella di tantissimi altri borghi che, una volta, abbandonati, perdono il
loro tessuto sociale, culturale, e, anche, se si tenta di farli rivivere, ciò
che si recupera è solo una parte del loro passato. Forse, per salvarli, insieme
con la tecnologia e il turismo servirebbe una visione più
profonda, capace di ridare loro un’anima e non di trasformarne solo l’aspetto
esteriore. E’ difficile? Si.
Ma siamo nell’anno santo della speranza, per cui credo che
se si mantiene viva la fiaccola, forse si riuscirà a guardare ancora al domani
al cui fondamento è la memoria che non è custodia del passato, ma garanzia del
futuro che si alimenta di un cuore antico.
Beniamino Iasiello
[1] Ceppaloni è un borgo erede di una storia millenaria
che sta aspettando solo il suo autore per guadagnare la scena che gli spetta.
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