Rotta delle Campizze
Rotta come sconfitta, disfatta e Campizze località
vicino a Montesarchio. Questo luogo, il 20 gennaio del 1799, tre giorni dopo fu
proclamata la Repubblica napoletana, fu teatro di una sanguinosa battaglia tra
le truppe francesi e i cittadini di Benevento e di alcuni paesi viciniori.
Le truppe napoleoniche furono inseguite e raggiunte, appunto a Campizze, dai beneventani che subirono numerosissime perdite. D’altra parte non poteva essere diversamente: semplici cittadini spinti dall’indignazione e dal risentimento contro un esercito che era il più forte d’Europa sotto la guida di Napoleone Bonaparte a cui,
un giovanissimo Niccolò Ugo Foscolo, dedicò L’Ode a Bonaparte liberatore (1), che:
disarmato il re Sardo, atterrito Ferdinand IV, re di Napoli,
umiliato Pio VI, rovesciate due antiche repubbliche e forzato l’imperatore
d’Austria alla tregua, davi pace ai nemici, costituzione all’Italia e al popolo
francese onnipotenza.
La strage consumata a
Campizze prende le mosse dalla proclamazione della Repubblica romana del
1798 (dopo oltre mille anni cade il potere temporale della Chiesa e Pio VI
è costretto a lasciare Roma) dalla sconfitta di Ferdinando IV e la sua
fuga in Sicilia e quindi dall’armistizio di Sparanise con il quale venne
concessa alla Francia la fortezza di Capua e il diritto di tenere una
guarnigione a Benevento.
Ma perché i soldati francesi furono inseguiti dai cittadini
di Benevento? Forse per combattere le idee illuministiche e della
rivoluzione francese foriere di libertà, fratellanza ed uguaglianza?(2) No! Sulla base degli accordi di Sparanise, il 14 gennaio 1799 le truppe
francesi occuparono Benevento, mentre nella notte del 19 gennaio (3) del 1799,
circa 3.000 soldati, al comando di Breussier, saccheggiarono il Monte di
Pietà, il Duomo della città e molte altre chiese portando via tutto ciò che
era possibile. E’ a questo punto che i cittadini, richiamati dal suono delle
campane, si organizzarono ed inseguirono le truppe francesi che furono
avvistate in località Campizze dove avvenne uno scontro cruento che vide gli
insorgenti soccombere in malo modo.
Ma quella “rotta”,
per Ceppaloni, si rivelò tragica perché nella battaglia persero la vita,
nel vano tentativo di recuperare il tesoro del duomo, dieci cittadini del Comune.
Il libro dei morti, conservato nella Parrocchia di S. Nicola di Ceppaloni,
dell’anno 1802, riporta la registrazione, con la data del 20 gennaio 1799, in
quanto solo dopo alcuni anni, fu possibile accertare gli insorgenti ceppalonesi
uccisi nello scontro con i francesi.
Così venne registrato nel libro dei morti:
a dì venti gennaio
1799 Giacomo di Costanzo figlio di Nicola e Giovanna Cataudo di età 29 morì
nella rotta delle Campizze per inseguire i francesi che trasportavano il tesoro
di Benevento. Arciprete Mantovani.
Insieme con Giacomo Di Costanzo persero la vita altre nove
persone:
1)
Catalano Nicola
2)
Mazzone Pasquale
3)
Zerella Saverio
4)
Catalano Carlo
5)
Mignone Andrea
6)
Iasiello Carmine
7)
Porcaro Nicola
8)
Porcaro Pietro
9)
Lizza Giuseppe
La città di Benevento ha voluto ricordare gli insorgenti
dedicando una stele:
A tutti i martiri delle insorgenze 1799 – 1999. Benevento in
ricordo dei caduti della strage delle Campizze che si trova ai piedi della
statua di papa Benedetto XIII a Piazza Orsini. Inoltre per chi volesse
conoscere come la città e i paesi del Principato Ultra, di cui Ceppaloni faceva
parte, si comportarono in quell’alternarsi di truppe borboniche e francesi, di
rivoluzione e contro rivoluzioni, suggerisco di consultare lo studio curato da
Giuseppe Vetrone: Sub auspiciis Gallicae Rei publicae: il 1799 negli atti
dei notai di Benevento e della sua attuale provincia – Quaderni dell’Archivio
di Stato.
Sono delle testimonianze rese davanti ai notai con le quali,
molti cittadini , non solo miravano ad allontanare qualsiasi sospetto di
partecipazione alle violenze e ai saccheggi, ma anche ad attestare la loro fede
realista.
Beniamino Iasiello
1) Dopo il trattato di Campoformio, con cui Napoleone cedette il Veneto
all’Austria, Foscolo si sentì tradito. In ogni caso, pubblicata più volte, nel
1999 allegò un’orazione nella quale esortava Napoleone a venire in aiuto all’ Italia
e ad evitare di farsi sedurre dalla tirannia.
2) Anche,
perché, in fondo, la popolazione era molto vicina al Re che agli ideali
rivoluzionari.
3) tre giorni dopo fu proclamata la repubblica napoletana.
Anche la leggenda di Caudariello ci riporta al 1799-1800, anni in cui il contadino di S.Giovanni si ribellò alle ruberie dei francesi e fu legato ad un palo ed ucciso, la dove oggi quel luogo ancora si chiama "mmiezo 'u Palo" o "abbasc 'u Palo".
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